di Simone Manzi
Strem è un posto magico, forse solo perché mi ha visto crescere, conoscere tante persone e migliorarmi, o forse è per via del vortice di colori e forme che racchiude, e non solo in autunno! Se i boschi di faggi, variopinti in questa stagione, ingrigiscono con l’inverno o assumono tinte uniche con la primavera e l’estate, lo stesso non si può certo dire delle pareti, la materia prima alla base del nostro gioco così assurdo! Le rocce in questo angolo di Alpi sono infatti un caleidoscopio di colori e forme, striature e vene che si intrecciano e rimescolano formando vortici nei quali è naturale perdersi! Per questo i primi frequentatori-alpinisti, Nicola Noè e Paolo Cogliati, diedero il nome di Ragnatela ad una sezione di parete particolarmente variopinta. Nel settore più alto e imponente, quello denominato Precipizio di Strem, questo caratteristico intreccio viene un po’ meno e la parete assume un carattere più omogeneo e compatto: è quasi al centro di questa muraglia che, nel corso di ben 9 giorni tra il 1993 e il 1994, la cordata Noè-Cogliati insieme a Tamagni e Valli salì la prima storica via del Precipizio, Lotta Continua, in prevalente arrampicata artificiale fino a riuscire a portarsi nell’ampio diedro formato da un enorme pilastro staccato e la parete vera e propria.
Molti anni dopo un’altra via (Il Pilastro degli Estremi, M.Geronimi e A.Mariani, 2008) venne aperta sfruttando il diedro opposto, quello alla sinistra del pilastro.
Ripetendo questa via e la vicina “La Bella e la Bestia” venni catturato dalla perfetta ed estetica linea del pilastro di roccia gialla al cui centro cresceva un solitario ginepro che sembrava nascere direttamente dalla roccia. Guardando meglio però si vedeva che sopra la pianticella correvano due fessure, due possibili linee di salita in quel muro liscio e verticale! Così iniziai, insieme al socio di tante uscite a Strem (e non solo!) Andrea Mariani, a studiare una possibile linea scalabile, per forza compresa tra le altre due già esistenti. Ovviamente la successione di prese e appoggi dalla base della parete così come dal parcheggio era impossibile da intuire, ma eravamo motivati…stra motivati!!!
Così ad aprile di quest’anno (2019) ci ritroviamo sotto quello stretto corridoio verticale che avrebbe permesso l’accesso alla parete soprastante e, grazie agli incitamenti di Andrea tipo “ma è troppo duro, scendi!!” Oppure “ma non la fa nessuno!!” arriviamo alla prima sosta dopo “solamente” due ore e mezza di fatica e paura!! Abbastanza “alla canna del gas” Salivamo quindi un altro tiro fino a sostare in comune alla via a fianco….per poi scendere e tornare a casa!!!
Ero contentissimo!! Quel primo tiro era un dubbio enorme nella mia testa, così obbligato negli spazi, e l’essere riuscito a salire con lo stile che mi ero prefissato (scalando ogni passo utilizzando cliff e appendendomi solamente per poter piazzare gli spit di protezione) rappresentava già un traguardo! Con un’altra massacrante giornata aggiungevamo altri due tiri, dove purtroppo dovemmo utilizzare due spit per il superamento di un liscio bombè.
Il terzo giorno volevamo che fosse anche l’ultimo. In cima sapevamo che il pilastro perdeva verticalità e per questo dovevamo tenere duro fino a lì. Decidiamo di salire a piedi dal sentiero che porta al piccolo alpeggio di Strem e, arrivati sopra la parete, ci caliamo dalla via “Il Pilastro degli Estremi”. Con una doppia in diagonale riusciamo a riportarci all’ultima sosta raggiunta la volta prima e si parte! Uno stupendo tiro, secondo me il più bello dell’intera via, ci portò un po’ più a sinistra della verticale del pilastro, altrimenti troppo liscio e quasi in leggero strapiombo. Adesso però c’era un nuovo dubbio: “come facciamo a rientrare sulla nostra linea se siamo nel grande diedro di sinistra??” E magicamente eccolo! Un grosso lamone, da scalare come uno scimpanzé, ma che ci riportava senza nemmeno troppa fatica proprio a pochi metri dal ginepro!!! Il ginepro, l’obiettivo della nostra via! Così, con Andrea che si lamentava di quanto fosse diventato vecchio e stanco, una bella fessura e il successivo diedro ci portavano finalmente sulla cima del pilastro!
Senza nemmeno le energie per ragionare giù le doppie e via veloci verso l’unica cosa che ci motiva a passare delle giornate così faticose e apparentemente senza senso… la birra!!!