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Galassie in Movimento: 9 apritori in 9 anni per completare 9 tiri!

9 apritori si cimentano in 9 anni per completare i 9 tiri della via Galassie in Movimento sulla parete della Ragnatela in Valbodengo, Chiavenna (SO).

Nel lontano 1992 Sonia Brambati (omonima della più nota alpinista della Valsassina), Paolo Cogliati, Ramon Maj e Nicola Noè attaccano la via dal lato sinistro della parete (con un primo tiro oggi abbandonato perché spesso bagnato) e giungono in due giorni a metà della 6^ lunghezza. Sei anni dopo un altro attacco ad opera di Paolo Cogliati, Michele Maggioni e Nicola Noè, arrivano alla sosta numero 7 e poi sono costretti ad una precipitosa ritirata a causa di un doppio infortunio: prima Michele rimane “sotto” ad una grossa lastra di roccia che gli scivola tra le braccia e subito dopo Paolo si ritrova l’articolazione della spalla smontata da una lussazione … e giù fino all’ospedale di Chiavenna. Le soste di calata individuate in queste concitate fasi della discesa si sono poi rivelate un’ottima soluzione per i successivi salitori! Finalmente il 13 luglio 1998 Nicolò Berzi e Nicola Noè concludono l’itinerario. Ma la storia non finisce qui, perché questa via dalle caratteristiche di una tela di Penelope aveva ancora qualcosa da dire.

Il 14 ottobre 2001, infatti ripartono Guido Lisignoli, Giovanna Mazza e Ciro Zani, stavolta dalla Placca dell’Aquila (risparmiandosi in questo modo un faticoso avvicinamento) sulla via Il Dono dell’Aquila, obliquando poi facilmente a sinistra con due nuove lunghezze che portano così al grande impluvio da cui si alza la parete della Ragnatela. Risalgono così i primi tiri della via Galassie in Movimento “raddrizzando parzialmente l’itinerario” parole di Lisignoli “ e richiodando con fix inox”. Rivolgendosi poi ai primi salitori: “ Spero che la cosa vi faccia piacere (ndr. moltissimo è la risposta di Nicola Noè) e non – come succede in tanti casi quando si mettono le mani sulle vecchie vie – vi dia fastidio. La via è molto bella e vale la pena essere ripetuta e apprezzata. Credo che la chiodatura precedente era da considerarsi insufficiente e pericolosa per eventuali ripetitori. Adesso mi sembra un lavoro ben fatto e anche la valutazione delle difficoltà più veritiera”.

E’ nata così una “bellissima combinazione di vie su roccia eccellente, placche appoggiate e ripida parete appigliata, a tacche e buchi, con chiodatura buona-ottima a spit inox” di sviluppo di circa 700 m e difficoltà fino al 6b.